venerdì 30 ottobre 2015

Materia in mutamento - 5

olio su tela cm. 50x60

Pensare per immagini. Idea strana e sconcertante, eppure viziati dalle parole e dall’idea che abbiamo delle parole, non riusciamo a vedere quanto  siamo immersi in un mondo in cui le immagini, e cioè le idee che ci facciamo delle cose che vediamo, siano determinanti e decisive per il nostro vivere quotidiano. Il dipingere, nel suo bilicare tra pretesa di proiettarsi verso l’ineffabile, il sacro, e una più prosaica ricerca estetica, di buon gusto, diciamo, perde di vista la sua più vera aspirazione, quella di essere capacità di distanziazione dalle cose, dalla realtà, dal mondo e quindi di creazione di libertà, di possibile. Pensare per immagini è pensare il caos, l’indistinto e dargli una forma; mai certa, non definita una volta per tutte ma potenzialmente pensabile e quindi usabile. Se è vero, come dice Rudolf Arnheim, che l’atto osservativo è già di per sé organizzare nella mente la cosa percepita, allora pensare per immagini e tradurre in opera visiva è infine rito propiziatorio indispensabile per fronteggiare il rischio dell’abulia algoritmica di un mondo sempre più riducibile a una complicatissima macchina celibe.







martedì 20 ottobre 2015

Materia in mutamento - 4


Una casa in un paesaggio biancastro (di neve?) attraversata da dense righe bluastre che si increspano, si gonfiano per contenere strane sagome di animali, forse fossili. Sempre più la rarefazione della figura sembra far arretrare il tempo verso… non tanto un’origine “come erano le cose”, quanto piuttosto “come si vedevano le cose”. Uno sguardo che cerca, grazie alla lucida trance del dipingere, di far emergere quella logica emozionale sempre più precaria in un mondo dominato dalla logica dell’algoritmo, come il nostro. 

                                                                  olio su tela cm. 50x50

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sabato 10 ottobre 2015

Materia in mutamento - 3



Abbiamo ancora bisogno di immagini? In un mondo che ne è saturo ha senso ancora produrne di nuove? Perché porsi di fronte a un cavalletto con una tela bianca e tentare di riprodurre qualcosa che sta di fronte a noi come nell’atto di sfidarci? Una sfida a riprodurlo tale e quale, in una sorta di rito di appropriazione, o di interpretarlo, di significarlo per meglio consumarlo. Tutto questo sembra oggi, in una civiltà altamente tecnologizzata, venir meno come bisogno. Tutto si può riprodurre con estrema facilità, potendo poi decostruire per ricomporre secondo  nostri nuovi desiderata. Eppure si continua a dipingere! Con motivazioni semplici coniugate alle modeste pretese del cosiddetto tempo libero(residuo ideologico di un’era in gran parte tramontata) o con le periture rivendicazioni di un’arte che si vorrebbe ancora eterna e astorica. No. Non è qui che vanno cercate le ragioni profonde di questa sfida che non vuole cessare, nonostante tutto, di essere giocata. Se il lavoro mentale del processo artistico non può giovarsi esclusivamente dell’apparato tecnologico è perché l’esperienza che esso produce non è mai puramente mentale ma è legata indissolubilmente a un’esperienza corporea. Il gesto che disegna, che incide, scolpisce, è fatto da una mano che fa parte di un corpo che produce una sensazione che si costituisce come una memoria, come un vissuto del corpo stesso. Se il termine linguaggio visivo è inappropriato (se non come metafora) è anche, se non in gran parte, per questo suo essere esperienza corporea. Grumi di colore, possono sembrare case, in grosse pennellate di verde erboso. È simbolo di qualcosa? È tentativo di riprodurre una visione? Tutto quel che si vuole, ma una cosa è certa: è innanzitutto un fare del nostro corpo, un’esperienza che si ricollega ad analoghe esperienze di 30 mila anni fa, quando l’uomo esperiva per la prima volta l’esigenza di rivivere con delle immagini quello che il corpo percepiva, sentiva in un mondo in cui gli eventi accadevano sempre più al di fuori dell’alveo protetto della natura, unitamente all’esigenza di articolare i primi suoni in forma di parole.

olio su tela cm. 40 x 60

Prossimo appuntamento martedì 20 ottobre