Milano 13 aprile 2023
Un giorno, tanto tempo fa, un pomeriggio del 1981 abbiamo abitato insieme nella casa occupata di via Guerrazzi n.10.
Io avevo 24 anni, tu Marisa, 32. Fluttuanti nelle nostre vite in cerca di un corso da perseguire: doveva avere a che fare con l’arte, il teatro, la pittura. Tu stavi in un momento di crisi e hai trovato rifugio in quella casa di nessuno. A dire il vero una vecchia proprietaria ce l’aveva e quando ci incontrava ci insultava (a ragione) e prendeva a ombrellate. Noi cercavamo invano di spiegare che lei era ricca e noi poveri.
In quel luogo sospeso a un quarto piano tra l’Arco della Pace e il parco Sempione, ci siamo incontrati su un foglio di carta.
Ho disegnato la figura di un ragazzino e di una ragazzina, forse adolescenti, con gli sguardi persi davanti a sé in quel futuro incerto, tra il precariato economico e l’aspirazione a vivere di arte. Eravamo noi due.
Era un aprile con nuvole intorno, persi tra quei palazzi di una Milano- bene. Hai disegnato quei muri come case fantasma, dove noi eravamo solo “ospiti” passeggeri.
Le nuvole giravano anche dentro le nostre teste, preoccupazioni, paure e ansie che tu hai riversato col colore blu. E poi quell’acqua sotto uguale al sopra, dove immergevamo i piedi, senza appoggi. La vita in equilibrio tra gli anni settanta appena finiti e che avevano tracciato in ognuno di noi i solchi di grandi utopie e speranze e sovvertimenti, di cui anche le nostre piccole vite avevano partecipato, ne portavano ancora i segni, di ideali a volte più grandi della nostra capacità di integrarli ai nostri giorni.
Hai colorato con tinte leggere i vestiti modesti, i miei di certo stropicciati.
Che facce tristi, perché non tutti i giorni sono gioiosi, ma a quella sospensione hai dato tinte forti, quelle che chiedevamo per le nostre vite future.
Entrambi abbiamo fatto ciò che abbiamo desiderato: vivere della nostra arte, per te la pittura, per me più il teatro, e questo per noi non è poco.
Ora tu sei partita, io ancora qui. Le strade si incrociano e ci disperdono ma su questo foglio resta la traccia del nostro indelebile incontro.
Danio Manfredini