Cinque figure di vecchie donne leggendarie raccontano la
loro storia che ha radici nel mito. Ma le loro storie antichissime, sottratte
al totale oblio mitologico, si snodano nei paesaggi urbani di oggi. Le
splendide ville che sembrano aver accolto la loro esistenza sono in rovina, ma
sui ruderi il poeta fa brillare ogni tanto il bagliore metropolitano di
un’insegna con i colori dell’oggi. In spazi d’altri tempi fuma, metafora del
presente, una sigaretta. I millenni sembrano divorati dal vortice degli accostamenti,
quello che viene narrato è cronaca, presente, eppure antichissimo mito. I
ricordi delle anziane protagoniste, sono commozione che afferra; tuffo nel più
remoto passato che ha tessuto il presente. Questi versi fanno sentire nei piedi
più salde le antiche radici. Ho cercato le strutture prospettiche, gli spazi e
i sommovimenti di piani che in qualche modo rendessero visibile l’enorme
splendido e terribile viaggio che il poeta mi ha offerto di fare. Le donne di
Ritsos sono tutte prossime alla morte; ognuno racconta, ricorda. Ma ricordare,
se è emozione che serra la gola, è anche acuta comprensione – distanza – e la
morte diviene qui davvero “ideale terreno di coltura della vita”. In questi
versi la fine delle vecchie signore del mito diviene davvero, come diceva
Kerényi “conoscenza chiara della morte, deliberato servire la vita”. E queste
mitiche figure femminili sembrano più umane che mai nella narrazione dei loro
frammenti di vita fulgidi come gioielli, che se ricevono alcuni bagliori dalle
luci affievolite del mito, estinguendo la distanza del tempo, ci vengono ora
restituite in uno spazio – tempo interiore, slargato e nuovamente trasfuso di
vita. Così l’eco del tempo ci investe restituendoci la memoria di autentiche
antenate spirituali colme di saggezza, cariche di ricchi vissuti emotivi che
forse proprio per la loro mancanza di eroismi diventano la quintessenza della
femminilità. Ritsos ci svela miti e riti delle sue eroine attraverso i loro
pensieri segreti. Nessuna ha compiuto niente di eroico, nessuna è stata neppure
madre. Eppure dai loro racconti scaturiscono
fiumi di immagini vitali, e come le diverse variazioni di uno stesso
tema musicale, ognuna parla d’amore e ci conduce ad una vera profonda
immersione in noi stessi per, forse, dar volto ai nostri pensieri segreti,
forse, cercare il suono dei nostri miti.
Marisa Bello
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Lettura da "Quarta dimensione" di G. Ritsos |
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Crisotemi - tempera su carta |
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Crisotemi - tempera su carta |
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Elena - tempera su carta |
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Elena - tempera su carta |
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Fedra - tempera su carta |
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Fedra - tempera su carta |
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Ismene - tecniche miste su carta |
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Ismene - tempera su carta |
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Persefone - tempera su carta |
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Persefone - tempera su carta |
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