Tarocco (tempera) |
"Però la morte,
secondo me, è sempre anche qualcos'altro. E' anche tutta la sedimentazione
dell'immaginario della nostra civiltà intorno ad essa. In tutte le culture che
ci hanno preceduto, lo spazio culturale e mentale occupato da questo avvenimento
fondamentale della vita di ognuno, è sempre stato molto ampio. Ora invece
questo spazio di rappresentazione mentale si è ristretto, quasi annullato.
Credo che nella nostra civiltà, ci sia un'immagine da un lato definitiva della
morte, perché sono scomparsi o comunque affievoliti gli immaginari religiosi, i
sentimenti oltremondani e insieme agli immaginari collettivi di oltre la morte,
anche le fantasie individuali di ogni altrove. In qualche modo è stata uccisa
la morte. Nel senso che non riuscendo a immaginarci oggi la morte ed i suoi
spazi, la neghiamo. E' talmente terrorifico il nulla che in qualche modo
dobbiamo esorcizzarlo; al suo posto c'è il mito della scienza, il mito
dell'ibernazione, il mito dell'onnipotenza, dell'uomo sempre in forma,
perfetto, e nessuno parla più di morte. Il disastro antropologico del negare la
morte come ultimo passaggio di estrema trasformazione, ne produce secondo me un
altro ancora più grave. Stiamo perdendo la capacità di immaginare tutti gli
'Oltre' possibili. Ci impedisce di immaginare i 'passaggi' come momenti che
possiamo gestire in maniera trasformatrice, in cui mettere in moto degli
aspetti, delle energie di trasformazione, oppure anche mettere in moto delle
immaginazioni di tipo utopico. Non riusciamo a pensare alla morte ma non c'è
più neanche l'oltre la morte. Anche nel senso di utopia."
Marisa Bello
Incisione puntasecca |
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