olio su tela cm. 50x60 |
Pensare per immagini. Idea strana e sconcertante,
eppure viziati dalle parole e dall’idea che abbiamo delle parole, non riusciamo
a vedere quanto siamo immersi in un
mondo in cui le immagini, e cioè le idee che ci facciamo delle cose che
vediamo, siano determinanti e decisive per il nostro vivere quotidiano. Il
dipingere, nel suo bilicare tra pretesa di proiettarsi verso l’ineffabile, il
sacro, e una più prosaica ricerca estetica, di buon gusto, diciamo, perde di
vista la sua più vera aspirazione, quella di essere capacità di distanziazione
dalle cose, dalla realtà, dal mondo e quindi di creazione di libertà, di
possibile. Pensare per immagini è pensare il caos, l’indistinto e dargli una
forma; mai certa, non definita una volta per tutte ma potenzialmente pensabile
e quindi usabile. Se è vero, come dice Rudolf Arnheim, che l’atto osservativo è
già di per sé organizzare nella mente la cosa percepita, allora pensare per
immagini e tradurre in opera visiva è infine rito propiziatorio indispensabile
per fronteggiare il rischio dell’abulia algoritmica di un mondo sempre più
riducibile a una complicatissima macchina celibe.
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