venerdì 19 febbraio 2016

Elvio Annese su Materia in mutamento

Attesa
Appeso al filo, pescato da un pescatore d'infinito, il promontorio si è staccato e piano piano,
per non farlo ondeggiare, lento lento, poco alla volta viene sollevato e galleggia su un cuscino di salsedine sospeso al silenzio profondo. Si sente, ogni tanto, il deglutire dell'acqua prodotto dai pesci, forse felici, che disegnano cerchi argentati. Ogni tuffo fa sorridere il petto, pensando a quanto e quanto e quanto mondo c'è indipendente da noi e dalla nostra esistenza.

Di tronco fossile è la roccia dove siamo incollati, ha occhi e bocca che raccontano pestature di gusci d'ostriche e di stelle marine alla Breton, tempi immemori, voce profonda per il decollo verso astri lontani, fra l'odore del sugo sul fuoco, familiare oltre le mura e i tetti, nella notte infantile, e nell'attesa rende sempre più vasto tutto ciò che possiamo scoprire, e non abbiamo ancora scoperto, mutando.

Radici
Si potrà conversare abitando un asteroide mentre si cade veloci per piantare radici in qualche terra sconosciuta?







Sorprese
Ora siamo nella fiaba rischiarata dalla luna, ora è il legno e l'erba e il silenzio dei grilli fra le stridule note dell'eterna canzone, ora le lampadine riscaldano la notte, al di là delle finestre, e fanno più accogliente e familiare, il reclinarsi che prepara il dormire.
La notte, nel sonno, anche i nostri mondi richiuderanno gli occhi con noi?
O andranno avanti, ora per ora, procedendo senza coscienza, per risvegliarci al mattino in qualche luogo che ancora non sappiamo?
Sarà un sorpresa la nuova giornata?


Abbracci
Delle danze dispettose e malandrine di poche case bambine che ridono in marachelle ubriache dell'ebrezza del vivere, oppure è un abbraccio di amici che ferma il passo sdrucciolo di quel palazzone distratto che sta per posarsi (un bicchiere di troppo?) su un sassetto senza equilibrio. E' materia sospesa e sorvola terreni precari, mentre è sempre più difficile sapere, in ogni momento, cos'è che viviamo o dove ora siamo. Ogni nostro mondo ne raccoglie altri mille: è a volte amusante vederli saltellare abbracciati.





Aperture
Eccolo il mare. Oltre questo nostro accalcarci di muri e macerie di mondi rinchiusi, eccolo il mare che ci porta un po' di respiro, eccolo il mare che spalanca i polmoni: il mare. Aperto.






Mappature
Come una chiocciola nella casetta spiccherò il volo in uno spazio senza fine e sento già il suono,
le note del film, mentre filo diritto, al di là del tramonto, dove c'è l'occidente.
Ma vista dall'alto la spirale delinea una mappa, con tutto quello che il cuore può esporre allo sguardo d'un drone ed è così che una chiocciola pretenziosa, diventa di se stessa mappa, disegno interiore che per non smarrirsi tutto vede e ogni cosa conserva. Occhio dell'occhio per non sentire più niente e lanciarsi nel vuoto infinito.



Intrusioni
Stavamo come funghetti accalcati su un legno di pioppo, o rimanenze di antiche città radicate nel tufo. Eravamo cristalli trasparenti di quarzo e di intrusioni di pagliuzze dorate e rametti di ferro rossastro e ruggine e polvere e pietre. Intrusioni che fanno sognare.
Intrusioni?
Nelle nostre case strette e abbracciate o accavallate una sull'altra i nostri corpi spesso sono intrusi, protetti dal loro abitare su montagne sassose e giottesche.

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